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Scritto da Redazione il: 29 Aprile 2019

DALLE RIVENDICAZIONI OPERAIE AL WELFARE AZIENDALE: ECCO COM’È CAMBIATA LA VITA DEI LAVORATORI

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«8 ore di lavoro, 8 di svago, 8 per dormire».

Correva l’anno 1855 in Australia quando per la prima volta uno slogan metteva nero su bianco le rivendicazioni dei lavoratori.

Una semplice – ma per niente scontata per l’epoca – richiesta, che da lì a qualche anno avrebbe portato nientemeno che alla nascita della Seconda Internazionale e all’istituzione (nel luglio del 1889) del «Primo Maggio» come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali.

Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata. Il 1 maggio è diventata Festa Nazionale in molti Paesi.

E anche se la strada per la piena affermazione dei diritti a livello globale è ancora lunga, sono tante le conquiste ottenute dai lavoratori nel tempo.

Al punto che, oggi, parole come “benefit” e “welfare aziendale” sono ormai entrate nel nostro vocabolario a pieno titolo.

Ma che cos’è questo welfare aziendale di cui si sente tanto parlare?

Va detto che trovare una definizione generale e compiuta non è semplice, tant’è che nell'ordinamento non ne esiste una univoca.

In generale, però, con questo termine s'intende l’insieme delle iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso una diversa ripartizione della retribuzione, che può consistere sia in benefit rimborsuali sia nella fornitura diretta di servizi, o in un mix delle due soluzioni.

COSA VOGLIONO GLI ITALIANI

E in Italia, quanto ne sappiamo di welfare?

Stando al secondo rapporto Censis-Eudaimon – pubblicato nel gennaio scorso – sebbene rimanga ancora piuttosto alta la percentuale di chi non ha una conoscenza precisa di cosa sia il welfare aziendale, chi lo utilizza ne ha ormai un’opinione più che positiva.

Al punto che più di due intervistati su tre – cioè il 67,8% dei dipendenti – preferirebbe più welfare a più soldi in busta paga.

Sì perché nell’epoca del digitale e dello smart working, un buono stipendio non basta più: oggi gli italiani vogliono più benefit.

Quali?

Tra i desideri dei lavoratori – in linea con le statistiche generali che vedono il binomio salute/benessere in cima alle priorità dei nostri connazionali – al primo posto c’è la tutela della salute con iniziative di prevenzione e assistenza (42,5%).

Seguono a ruota i servizi di supporto per la famiglia, come i servizi per i figli e per i familiari anziani (37,8%); le misure di integrazione del potere d’acquisto (34,5%); i servizi per il tempo libero, come banca delle ore e viaggi (27,3%); i servizi per gestire meglio il proprio tempo come soluzioni per risolvere incombenze burocratiche e il disbrigo delle commissioni (26,5%).

Non mancano la consulenza e il supporto per lo smart working (23,3%).

WELFARE E COMUNITÀ DI LAVORO

Ma il risultato più interessante che emerge dalla ricerca è l’opinione più che positiva sull’engagement – inteso come senso di appartenenza, di coinvolgimento e di identificazione con l’azienda – che il welfare crea.

Stando ai dati, infatti, il 57% dei lavoratori che usufruisce di benefits parla in modo positivo dell’azienda presso cui lavora, sia dentro che fuori dall’organizzazione stessa, e il 45% assicura di avere un sentimento di appartenenza con l’azienda sempre maggiore.

«La ricerca – ha precisato Alberto Perfumo, Amministratore Delegato di Eudaimon – evidenzia, un po’ a sorpresa rispetto al pessimismo dilagante, che ci sono le condizioni migliori per fare del welfare aziendale la leva con cui coinvolgere i collaboratori, far convergere i loro interessi con quelli dell’impresa e creare una comunità al lavoro».

Gli studi di settore hanno ampiamente dimostrato, del resto, che prendersi cura dei lavoratori paga sempre, perché un clima più disteso migliora l’ambiente di lavoro, a beneficio di tutti.

Servizi e benefit, d’altronde, liberano il dipendente da molte incombenze extralavorative – è quanto accade, per esempio, con gli asili aziendali – e gli permettono di concentrarsi sul lavoro ed essere più produttivo, riducendo inoltre i livelli di stress.

Nel caso di attività creative, poi, questo vantaggio risulta ancora più significativo.

Senza contare che politiche di welfare – se strutturate sulla base delle reali esigenze dei lavoratori – permettono all’imprenditore di ridurre i costi connessi al ricambio tra i lavoratori che saranno maggioramente fidelizzati e – di conseguenza – meno propensi ad abbandonare l’azienda.

ECCO BENE BUSINESS WELFARE

A fronte di questa crescente sensibilità, ormai ravvisata a tutti i livelli dell’industria italiana, e in linea con i suoi obiettivi di funzione sociale dell’assicurazione, Bene Assicurazioni S.p.A ha ideato la polizza Business Welfare per garantire a operai, impiegati, quadri, dirigenti, amministratori e titolari di ditte individuali un'adeguata assistenza sanitaria.

Ma non solo.

Consapevole della necessità di riuscire a tutelare non solo sé stessi ma anche i propri cari da qualsiasi imprevisto derivante da ogni alterazione evolutiva dello stato di salute, l’innovativa soluzione di Bene Assicurazioni consente di estendere le coperture previste dalla polizza per i lavoratori anche al rispettivo nucleo familiare senza esigenza di questionario anamnestico.

Ma veniamo al dunque e cerchiamo di capire quali sono i grandi vantaggi di questo prodotto.

Incentrata su diversi livelli (pacchetto base grandi interventi; completa 100, 150, 200 o 250 a seconda del massimale; integrativa quadri; integrativa dirigenti; basic, medium e full amministratori), Business Welfare prevede il rimborso per prestazioni ospedaliere, visite specialistiche e di alta diagnostica rese necessarie da infortunio e malattia.

Sempre incluse, poi, sono anche le cure oncologiche e dentarie. 

Prevista anche un'indennità sostitutiva per ogni giorno di ricovero e per Day Hospital in caso di prestazioni a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale (o la possibilità di scegliere tra indennità sostitutiva e rimborso delle spese pendenti, in caso di spese solo in parte a carico del SSN).