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Scritto da Redazione il: 8 Marzo 2018

DONNE E IMPRESA: A CHE PUNTO SIAMO IN ITALIA?

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La strada è ancora lunga. E sebbene non si possa parlare di una vera e propria svolta, certamente quello a cui ci troviamo di fronte è quanto meno un significativo passo avanti. Per la prima volta in Italia, infatti, la percentuale delle donne che siedono nei board delle società quotate è maggiore di un terzo rispetto al totale dei membri dei Consigli d’Amministrazione. L'ha evidenziato la ricerca “Le donne ai vertici delle società italiane” condotta da Cerved, primario operatore in Italia nell’analisi del rischio del credito.

Stando ai dati raccolti, la rappresentanza femminile è cresciuta di 558 unità tra le società quotate in borsa e di 660 tra le controllate pubbliche. Questo in gran parte grazie all'applicazione della Legge sulle quote di genere, approvata nel 2011, che impone loro di riservare almeno un terzo dei componenti degli organi di amministrazione e controllo al genere meno rappresentato. Sono 162 (70%) le società quotate che ottemperano l’obbligo, tuttavia solo in 26 (11%) di queste il numero supera di almeno un’unità il minimo richiesto:  sono infatti 751, a fine 2017, le donne che siedono nei Consigli d’Amministrazione delle 227 società quotate alla Borsa di Milano, pari al 33,5% dei 2.244 membri dei board.

Al grande successo avuto dalla Legge nel favorire l’aumento della presenza femminile nei board delle società quotate e controllate, non è però corrisposta un’eguale capacità di produrre un "effetto trascinamento" sulle altre imprese. Nelle posizioni di vertice delle società che non sono soggette alla legge sulle quote di genere, infatti, la presenza femminile cresce lentamente, in gran parte grazie a fattori demografici, con una maggiore quota mano a mano che le nuove generazioni assumono il comando.
Così come marginali rimangono i casi di donne che ricoprono la carica di Amministratore Delegato (18 a fine 2017, una in più del 2016, pari al 7,9% delle società) o di presidente del Cda (23, due in più del 2016).

DONNE E STARTUP

Per quanto riguarda il settore Start-Up, nonostante anche qui si registri una costante crescita, i numeri (aggiornati al primo trimestre del 2017) seguitano a riportare un dato abbastanza inquietante: solo 324 su 7281 Start-Up (pari al 4,17%) hanno sia soci che amministratori donna. E non va di certo meglio se si considerano le Start-Up a maggioranza femminile che sono solamente 191 su 7281 (ovvero un misero 2,62% sul totale)

Un problema questo a tutti gli effetti italiano. A livello europeo e globale la situazione è ben differente, anche se i numeri non sono di certo brillanti. Stando a Crunchbase, la Bibbia sui dati delle Start-Up, infatti, il 15,8% delle Start-Up mondiali monitorate hanno un founder donna. Mentre restano sconfortanti anche a livello globale i dati relativi al mondo degli “investitori”, dove solo il 7% dei 100 principali fondi di venture mondiali, è una donna.

LE AGEVOLAZIONI PER LE IMPRESE IN ROSA

Eppure le agevolazioni per le donne che desiderano fare imprenditoria non mancano.
La Legge italiana, 215/92 "Azioni positive per l'imprenditoria femminile" ad esempio prevedono delle facilitazioni per le imprese costituite o da costituire formate in prevalenza da donne.
Nello specifico per fruire di queste agevolazioni e presentare domanda, le PMI in rosa devono possedere i seguenti requisiti:

  • Ditta individuale: il titolare deve essere una donna;
  • Società di persone e cooperative: deve esserci almeno il 60% dei soci donne;
  • Società di Capitali: almeno 2/3 delle quote devono essere in possesso di donne e l'amministrazione deve essere composta almeno per 1/3 da donne.

Per quanto riguarda le piccole imprese i requisiti da possedere al momento della domanda di partecipazione al bando sono:

  • Aver meno di 50 dipendenti;
  • Avere un fatturato inferiore a 7 milioni di euro o 5 milioni di totale di bilancio;
  • Non essere dipendenti da imprese partecipanti.

QUALI TIPI DI AGEVOLAZIONI E COME RICHIEDERLI

A seconda del bando a cui si partecipa e al tipo di Ente a cui ci si rivolge, esistono diverse tipologie di agevolazioni:

  • Contributi a fondo perduto: sono incentivi che servono ad avviare l'impresa femminile, per cui sono costituiti da una parte di capitale che non deve essere restituito, generalmente il 50% dei fondi sono a fondo perduto e il resto è rimborsato in rate mensili a tasso agevolato;
  • Agevolazioni per avviare l'attività imprenditoriale, realizzare nuovi progetti aziendali, acquistare nuovi prodotti e servizi ecc;
  • Fondo di Garanzia: non è un contributo economico, ma permette di richiedere un finanziamento garantito dallo Stato.
    Il Fondo non interviene nei rapporti tra il beneficiario e la banca né tanto meno sui tassi di interessi applicati, ma sulle garanzie reali, assicurative e bancarie;
  • Microcredito: anche questo tipo di agevolazione prevede non un contributo economico ma la garanzia sull'eventuale prestito richiesto da imprese femminili già costituite o da professioniste con Partita IVA da almeno 5 anni;
  • Autoimpiego Invitalia: ottimo strumento di sostegno per creare, sviluppare ed avviare piccole attività imprenditoriali da parte di disoccupate e donne in cerca di prima occupazione;
  • Incentivi SMART&START: ossia, incentivi e agevolazioni dedicati a Start-Up innovative Italia.

I bandi per accedere a finanziamenti e agevolazioni vengono pubblicati ogni mese sul sito del MISE o della propria regione. Una volta uscito il bando, e verificato il possesso dei requisiti, è possibile poi presentare la domanda, utilizzando i moduli pubblicati sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico.